Recentemente nel Kung Fu stiamo assistendo a un fenomeno strano e per certi versi preoccupante. Sappiamo tutti che per imparare un’arte marziale serve una miscela di diversi ingredienti, vale a dire dedizione, spirito di sacrificio, rispetto verso il maestro e soprattutto allenamento. Il trucco sta tutto in quest’ultima parola, allenamento, che per certi versi è sinonimo di “tempo”. È facile capire che senza l’uno non esiste l’altro. Durante uno degli ultimi eventi cui abbiamo partecipato come associazione, a Roma, mi è stato domandato se fossi un ricercatore del Kung Fu. A questa persona ho risposto in prima battuta con un’altra domanda: che cosa è un ricercatore nel Kung Fu?

Sifu Furio Piccinini e Lo-si Maurizio Tesio al termine di un allenamento nella sede della “Yip Man Martial Arts Association” di Hong Kong.

Esistono diverse teorie a riguardo, ma la più diffusa parla di una persona che si dedica alla scoperta e all’approfondimento di un determinato soggetto, in questo caso le arti marziali. In un modo o nell’altro, tutti noi siamo dei ricercatori, ma questo fatto non ci rende automaticamente degli esperti. In tutti i campi esistono delle specializzazioni. Prendiamo in esempio i medici ricercatori. Una volta studiato il sistema immunitario, questi studiosi scelgono un indirizzo e si specializzano su una patologia, a volte girando il mondo, fino a che non ne hanno compresi anche i più piccoli dettagli.

Ricercare significa anche approfondire lo studio della disciplina con altri maestri dello stesso “lineage”. Qui in foto Po Kin Wah, maestro di seconda generazione di Ip Man.

Che utilità avrebbe un ricercatore, se conoscesse solo qualche dettaglio di un insieme di diverse malattie? Assolutamente nessuna. Il bello è che questi sarebbe a tutti gli effetti un medico: voi vi affidereste a un ricercatore come questo? Trasportiamo lo stesso ragionamento nel Wing Chun. In passato, come molti altri, ho anch’io seguito un percorso di ricerca, ma trovato il maestro per me ideale (o lui ha trovato me?) ho scelto di seguirlo e approfondire la sua idea di Kung Fu, senza mettere in primo piano la mia figura, bensì quella del mio maestro. Oggi l’essere ricercatori è quasi divenuto una moda. Si sceglie di seguire un’arte marziale, per esempio il Wing Chun, e ci si pubblicizza dicendo di conoscere diversi “lineage”, anche molto diversi tra loro. E allora ecco che potrei studiare il Wing Chun della famiglia Ip Man per qualche tempo, poi passare a quello della famiglia Leung Ting, quindi saltare agli stili presenti a Foshan e propormi come maestro “trasversale”, che è in grado di insegnare tutti questi diversi punti di vista. È inevitabile che un praticante senza esperienza rimanga ammaliato da questo ragionamento: “tra due maestri, scelgo quello che mi può insegnare più lineage!”. È proprio questo l’errore! Per imparare uno qualunque tra gli stili di Wing Chun esistenti serve tempo, perché serve allenamento.

Il Chi Sao viene interpretato in modo diverso in ogni “lineage”: saltare da una scuola all’altra non può che portare caos. Meglio approfondire a dovere!


E allora come posso definirmi ricercatore, se mi limito a studiare diversi stili solo in superficie? Potrà anche essere un buon argomento per convincere qualche principiante, ma com’è possibile pretendere di imparare e insegnare diversi “punti di vista” del Wing Chun, anche quelli più distanti tra loro? Sarebbe una presa in giro verso chi, con onestà, si affida a un maestro, convinto di aver trovato “la persona giusta”. Potrei fare mille esempi pratici, ma sono al ventunesimo anno di pratica di questa disciplina e so bene quanto lavoro sia necessario. Ho studiato in diverse scuole, trovato quella che più si adatta alle mie caratteristiche e sto tuttora perfezionando il mio cammino. Come potrei insegnare un Wing Chun diverso da questo? Nella cultura cinese, il legame tra maestro e allievo è molto importante e viene suggellato dalla cerimonia di BaiSi. Penso che un gran maestro cinese non sarebbe affatto contento di sapere che un suo pupillo porti avanti gli studi insieme ad altri maestri. Si tratta di onestà morale e intellettuale. Pensate che farebbe BaiSi? Pensate che basti allungare qualche banconota per fargli cambiare idea? Se rispondete “sì” a queste domande, permettetemi di dirvi che dovete tornare indietro e ricominciare dalle basi: il rispetto.

Una delle tante sessioni di allenamento “in notturna”, anche in questo caso nella sede di Hong Kong.

La ricerca applicata al Kung Fu deve obbligatoriamente essere di tipo verticale, ovvero approfondire un singolo lineage e non cercare di abbracciarli tutti, perché sarebbe solo uno spreco di risorse e non porterebbe alcun valore reale. Scegliete con cura il vostro maestro, perché da questi dipenderà tutta la vostra carriera marziale. Una volta iniziato un percorso è difficile cambiare maestro, anche quando ci si rende chiaramente conto che esistono delle lacune. Uomo avvisato…