Perché la bellezza dello Sport può convivere con gli antichi principi dell’Arte marziale tradizionale.

Kung Fu vuol dire “duro lavoro”, lo ripetiamo sempre; e lo ripetiamo perché siamo fedeli a quei principi, quegli antichi valori dell’Arte marziale tradizionale che rendono questo stile unico.

Studiare un’arte tradizionale richiede sacrificio, abnegazione, rispetto, dedizione, umiltà ma… è evidente che anche lo Sport richiede le medesime qualità.
Se andiamo a cercare altri principi e valori dello Sport, non troveremo qualcosa che sia in contrasto con l’Arte marziale tradizionale.

L’aggettivo “tradizionale”, però, racchiude tanti aspetti storici, culturali, morali che vanno ricercati, nel nostro caso, all’interno dell’antica cultura cinese.
Il rapporto maestro-discepolo, il rispetto della cultura da cui ha origine il Wing Chun, i valori di benevolenza e di mutuo sostegno, ecc. sono gli aspetti che rendono una Scuola qualcosa che va oltre il solo insegnamento della tecnica.
Anche dal punto di vista tecnico, l’arte marziale tradizionale proviene dall’antichità. Lo studio delle armi, delle forme, delle tecniche di difesa più micidiali e risolutive sono gli altri aspetti del Kung Fu tradizionale, quelli pratici, antichi ma attuali.

Il combattimento “reale” nel Wing Chun tradizionale non esiste come pratica di allenamento, per ovvi motivi visto che i praticanti di una scuola si chiamano “fratelli” e non “nemici”!
Nel Wing Chun tradizionale esistono il Chi-Sau, il Gor-Sau e il Mai San Jong (a tal proposito si consulti l’articolo sul Mai San Jong) che insegnano a combattere senza (realmente) combattere.

Allora come si può rendere onore al combattimento dell’arte marziale? Ovviamente cercarsi dei nemici da sfidare va contro i principi del Kung Fu e anche nelle tradizionali sfide che si facevano nel passato vi era sempre il massimo rispetto per gli occasionali avversari.
Come si può rendere “gioco” e competizione qualcosa che, tradizionalmente, faceva parte della “guerra”?
Come si può legare l’aspetto del benessere e della salute nell’arte marziale tradizionale all’aspetto ludico e competitivo al giorno d’oggi?

Nel combattimento sportivo l’avversario prende il posto del “nemico”, il quale ci auguriamo che al giorno d’oggi non esista più nelle vesti degli altri uomini, ma solo nelle vesti delle nostre stesse paure, dei nostri stessi limiti; e tutte quelle tecniche e tutti quei principi del Wing Chun tradizionale che erano volte all’efficacia per procurarsi la possibilità di sopravvivenza, lasciano posto alle tecniche finalizzate alla gloria di una medaglia, nel pieno rispetto del proprio avversario.

In ogni arte marziale tradizionale vi sono tecniche che servono a procurare più danno possibile col minimo sforzo e questo apparentemente viene snaturato con lo Sport. Dico apparentemente perché lo Sport ha in comune con l’arte marziale il principio del rispetto, sia dell’avversario in un caso, sia del nemico nell’altro caso.  Dunque, comunemente con lo Sport, queste tecniche non vengono mai usate indiscriminatamente, anzi, un vero praticante di arti marziali tradizionali forse nella vita non le applicherà mai o meglio, applicherà i principi che invece gli impediscono di far del male al prossimo senza un motivo estremamente serio.

Lo Sport è salute; l’arte marziale è salute.
Lo Sport è inclusione; l’arte marziale è inclusione.
Lo sport è rispetto; l’arte marziale è rispetto…

Potete quindi scegliere una via: quella profonda e universale del Wing Chun tradizionale oppure quella degli appaganti sacrifici dell’agonismo sportivo… ma potete sceglierle anche entrambe, sapendo che, sebbene siano strade diverse non sono in contrasto; sebbene le tecniche debbano essere trasformate e chiaramente limitate, non sono in antitesi fra loro.

In entrambi i casi si possono raggiungere risultati importanti, sia per una solida crescita personale e sia in termini pratici.

Fabrizio Latini