Navigando in rete o sfogliando le riviste di settore, spesso capita di imbattersi in articoli che parlano dell’efficacia del Wing Chun in strada e ancor più frequentemente leggo articoli sulla mancanza di completezza di questa arte marziale, tema di gran lunga molto più presuntuoso del primo. Cosa vuol dire “arte marziale completa” o “arte marziale incompleta”?

Nulla, così come non vuol dire nulla arte marziale “efficace”, se non si rapporta questo aggettivo a qualcosa. Tutte le arti marziali sono efficaci se è bravo chi le pratica. E poi efficace per cosa? Per la difesa personale? Per atterrare un pugile (buona fortuna)? Per disarmare un malvivente? Per dimostrare qualcosa? O per stare in buona salute, educare il proprio istinto alla difesa, essere sicuri e forti nel corpo e nello spirito, socializzare e divertirsi?

Misurarsi con i praticanti di altre arti è una cosa sempre molto utile ma soprattutto è una cosa molto bella, come ogni scambio culturale del resto, e dovrebbe aiutare a capire i nostri limiti (non quelli delle arti che pratichiamo).

La scoperta dell’acqua calda è: “Per imparare a combattere bisogna combattere”… Così come per migliorare nelle flessioni bisogna fare tante flessioni e per fare le divaricate bisogna fare le divaricate. Però non è solo questo: ci sono tanti esercizi che servono per arrivare a saper fare le divaricate.

Il Kung Fu per fortuna non è solo combattimento (una delle definizioni superiori è quella negativa, ossia dire cosa “non è” anziché tentare di dire ciò che è).
Molti istruttori compensano le loro lacune con qualcosa di inventato o copiato, come per esempio la lotta a terra, il bastone filippino e così via, molto frequenti in molti sistemi (leggi pseudo-stili) di Wing Chun. Ma quelle lacune non sono del Wing Chun se non personali, anzi, sono totali mancanze di comprensione da parte di persone che, sentendosi insicure con il Wing Chun che praticano (perché si allenano poco o male), si prendono il diritto di aggiungere qualcosa visto altrove.

Armi filippine (foto da Wikipedia): molto spesso entrano a far parte di alcuni pseudo-stili di Wing Chun, chiamati “sistemi”.

Questo diritto spesso è giustificato dal fatto che, secondo molti, Ip Man avrebbe insegnato il Wing Chun completo solo a cinque allievi (?) e agli altri abbia dato il cosiddetto “guscio vuoto”.

Il Wing Chun di Ip Man è quello che è stato, non lo abbiamo vissuto se non attraverso le testimonianze dei suoi veri discepoli, senza considerare i cosiddetti  allievi a “porte chiuse” nè quelli che hanno ricevuto il “sistema completo” (espressione che inganna e lascia intendere che ci sia stato qualcosa di segreto), visto che ogni tanto ne spunta fuori qualcuno e molti, molto peggio ancora, si dimenticano di quelli ancora vivi e attivi, che potrebbero fornire tutte le risposte, anche quelle più scomode.

Uno dei tanti allenamenti nella sede della Ip Man Martial Arts Athletic Association di Hong Kong, dove insegnano attivamente diversi discepoli di prima generazione di Ip Man.

Articolo dell’istruttore Fabrizio Latini